Si è appena conclusa, a Milano, l’undicesima edizione di Identità golose, manifestazione ideata e curata da Paolo Marchi che, contro lo scetticismo di molti, nell’ormai lontano 2006, ha creato il primo congresso italiano di “cucina stellata”. Lo scopo di Identità Golose non è soltanto fungere da vetrina e/o da trampolino di lancio; la manifestazione, negli ultimi anni, si è posta un obiettivo più ampio, ossia quello di lanciare dei messaggi. Quest’anno, in particolare, quello di una sana intelligenza. Chi avrebbe potuto farlo se non gli chef che, negli ultimi anni, usciti dalle loro cucine (forse un po’ troppo), attraverso il tubo catodico, sono entrati prepotentemente nelle nostre case a diffondere il “verbo”. A Milano, sul palco dell’auditorium, davanti ad un’immensa platea, ecco Gabriele Bonci tuonare che “il cibo è intimità, unisce i 5 sensi; insomma è come fare l’amore”, portando inevitabilmente l’ascoltatore ad enfatizzare tutto ciò che ruota attorno al mondo della ristorazione. Abbiamo ascoltato anche messaggi con un contenuto prettamente etico come quello di Massimo Bottura, chef di fama internazionale, che quest’anno ci ha voluto condurre lungo la via della moderazione, spingendo verso un sistema di recupero di scarti che, se sapientemente utilizzati (ma purtroppo non tutti siamo Bottura), riusciranno ad avere un loro “perché”!
A parte qualche incursione nell’auditorium, dove si esibivano le star, ho fatto la scelta di seguire, dato anche il fine esplicito della manifestazione e in una dimensione decisamente più umana, i cuochi di Identità Naturali. Il messaggio è arrivato e sono rimasta affascinata, in particolar modo, dalla sensibilità di Simone Salvini, dalla cura di Loretta Fanella, dal rigore scientifico di Daniela Cicioni, dalla nostalgia della propria terra di Fabio Abbatista, dalla carica esplosiva di Simone Tondo, giovanissimo chef emigrato a Parigi che si è presentato sul palco “denunciando” la pochezza del sistema italiano che lo ha costretto ad emigrare per realizzare i suoi sogni in terra straniera. Di quest’ultimo ho apprezzato, a parte “la lingua tagliente” e, consentitemelo, il suo piacente aspetto, la sua abilità/velocità ai fornelli. Quello che invece ho apprezzato meno è stata la sua scelta di non fare assaggiare i piatti da lui preparati (diversamente dagli altri cuochi) che, a suo dire, non potendo essere fatti tutti personalmente, non possono essere definiti “suoi”. Che dire…. peccato Simone, non ho ricordi di quello che hai preparato ma la foto fatta insieme e la promessa di venire al Roseval, tuo ristorante a Parigi, le meriti comunque!
Quello che mi ricordo (per averlo intensamente assaporato) è invece il piatto di Simone Salvini: “panino al vapore con salame di tempeh e maionese di soia”, la dimostrazione che anche utilizzando ingredienti umili si può realizzare un grande piatto!
Attorno alle performance degli chef, gravitando come satelliti che completano l’universo “Identità golose”, si trovano gli indispensabili sponsor, i partner ufficiali e ovviamente le aziende espositrici. Eccone alcuni.
E poi c’era la birra, in particolare la MORETTI. Seduta allo stand degustazione con le mie colleghe blogger, davanti a Giuseppe Vaccarini, sommelier di fama internazionale, e con lo chef pluristellato Claudio Saddler, ho appreso dell’imminente uscita sul mercato (sembra fra pochi giorni) delle REGIONALI, quattro nuove birre strettamente ricollegabili ad altrettante regioni italiane che abbiamo avuto il piacere di gustare e di apprezzare in anteprima. Eccovele.
Concludo con una domanda: ma com’è che a casa ci sono sempre le donne ai fornelli e invece la percentuale delle donne “chef”continua ad essere appena il 10%? E ora vi lascio, sta cominciando Masterchef!
Forno Star dice
Ti rispondo io: a casa le donne non fanno il lavoro da chef… capisci ammé?
Bellissimo racconto!